Fare
televisione di qualità senza perdere di vista l’obbiettivo centrale:
intrattenere il pubblico. In America sanno come fare, ed è così che nascono
telefilm girati, scritti e recitati con quasi la stessa cura con cui vengono
prodotti i kolossal cinematografici. Una di queste perle del piccolo schermo è
sicuramente Harry’s law, in onda ogni
domenica su Top Crime, la nuova rete Mediaset dedicata ai polizieschi e ai
gialli.
Il
genere a cui la serie appartiene è il legal drama. Al centro delle vicende c’è
l’avvocatessa Harriett Korn, detta Harry. Dopo esser stata licenziata dal prestigioso
studio legale per cui lavorava, Harry apre uno studio tutto suo in uno dei
quartieri più problematici di Cincinnati.
Stravaganze
a parte (lo studio si trova all’interno di un negozio di scarpe), il telefilm
miscela dramma e ironia, raccontando più storie in ogni episodio. Il lieto fine
non è garantito, ed è forse questo uno degli elementi che rende la serie
particolarmente credibile. Le vicende passano dal giallo al grottesco, non
disdegnando di toccare alcuni dei temi più d’attualità come la crisi economica
e la ritrosia dell’americano medio di accollarsi il peso dei più deboli, tema
caldissimo dopo la riforma sanitaria voluta da Obama.
Quello
che però dà valore al telefilm, sono gli interpreti. Su tutti spicca la
protagonista, Kathy Bates, che non sarà miss Universo, ma che potrebbe dare
lezioni ad attrici strapagate come Angelina Jolie, Kristen Stewart o Jennifer
Aniston. La sua bravura non è certo una sorpresa, ma vederla all’opera su un
personaggio tosto e ben scritto come Harry Korn, è sempre un piacere.
Degno
di nota anche Christopher McDonald, nei panni di Tommy Jefferson, l’avvocato
che chiunque vorrebbe potersi permettere, con una morale tutta sua ma in fondo
buono e generoso, anche se non vuole darlo a vedere.
Una
serie che dimostra che non c’è bisogno di andare al cinema per trovarsi di
fronte ad un prodotto di pregevole qualità.
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